Indetta da Si Cobas e USB
In oltre 5 mila rivendicano la liberazione di Aldo, Arafat, Carlo, Bruno, Roberto e Iassa. Le delegazioni del PMLI e del CARC lombarde, dirette rispettivamente da Urgo e Chindemi, hanno formato lo spezzone di Unità Popolare al quale si sono uniti anche alcuni militanti del PC dell’Emilia Romagna
Oltre 5mila manifestanti – in gran parte addetti della logistica e spedizioni, facchini delle cooperative, giovani, studenti e nutrite delegazioni di operai italiani e migranti provenienti dalle zone industrializzate di tutt’Italia – hanno risposto nel miglior modo ai teoremi giudiziari della Procura di Piacenza e rivendicato la liberazione di Aldo, Arafat, Carlo, Bruno, Roberto e Iassa. Dopo gli scioperi spontanei e lo sciopero nazionale dei sindacati di base e conflittuali, nel pomeriggio di sabato 23 luglio una marea umana ha invaso Piacenza al grido di “Tocca uno, tocca tutti!”.
Una grande e combattiva manifestazione indetta da Si Cobas e USB per ribadire che la classe operaia non abbassa la testa e non si lascia intimorire dalla feroce repressione poliziesca e dalla persecuzione giudiziaria da tempo scatenata dal governo Draghi del capitalismo, della Confindustria di Bonomi, della grande finanza, della Unione Europea imperialista e della vergognosa ammucchiata dei partiti borghesi che lo hanno sostenuto, col chiaro intento di criminalizzare chi osa opporsi al sistema capitalista e alle istituzioni borghesi e si batte per difendere i propri diritti e le tutele sindacali e salariali.
Fin dalle prime ore del pomeriggio i manifestanti “armati” di striscioni, cartelli e tantissime bandiere rosse del Si Cobas e dell’USB e dei partiti con falce e martello, si sono radunati nel piazzale antistante la stazione ferroviaria e hanno cominciato a gridare slogan per chiedere l’immediata liberazione dei compagni sindacalisti che, si ribadiva negli slogan, “non sono criminali, sono solidali”. Tra le bandiere rosse con la falce e martello si riconoscono quelle del PMLI, del Partito dei CARC, del PRC, del FGC e del PCL. Numerosa e combattiva la delegazione degli operai della GKN dietro l’ormai leggendario striscione rosso “Insorgiamo”.
Oltre alle delegazioni di lavoratori organizzati dai sindacati promotori c’erano anche quelle di ADL Cobas, SGB, Slai Cobas, CUB Trasporti, UniCobas, Cobas Sardegna, Usi-Cit, e poi i centri sociali autorganizzati come Askatasuna, Iskra di Napoli e svariati collettivi studenteschi.
Tra le decine di striscioni, cartelloni con slogan e con i volti dei sindacalisti arrestati anche uno striscione che rivendica l’articolo 39 della Costituzione italiana: “L’organizzazione sindacale è libera”.
Le delegazioni del PMLI e del CARC lombarde, dirette rispettivamente dai compagni Angelo Urgo e Matteo Chindemi, hanno formato lo spezzone di Unità Popolare (UP) al quale si sono uniti anche alcuni militanti del PC dell’Emilia Romagna dietro lo striscione “Contro la repressione: marciare uniti per colpire più forte!”.
Lo spezzone ha dimostrato una vivace unità d’azione politica, dall’organizzazione unitaria – sancita due giorni prima con la nascita a Varedo (Monza-Brianza) del Coordinamento lombardo di UP – al lancio degli slogan all’unisono contro il dimissionario governo Draghi e i partiti borghesi e Confindustria che lo hanno sostenuto – ritenuti da entrambe le delegazioni i nemici principali – al canto di “Bandiera rossa” e “l’Internazionale”, al “Viva Marx, viva Lenin, viva Mao Tse Tung”, al “Viva il compagno Giuseppe Stalin”. Gridati con forza da tutto lo spezzone unitario di UP gli slogan proposti e lanciati dal PMLI tra i quali: “Liberi tutti, liberi subito”, “Né flessibile né precario, lavoro stabile pari salario”; “Draghi lascia liberi i nazifascisti, mentre si arrestano i sindacalisti”; “Lotta di classe è il nostro dovere, classe operaia al potere”.
Il corteo è sfilato nelle vie della città in un percorso circolare che lo ha riportato al punto di ritrovo iniziale dove si sono tenuti gli ultimi interventi prima che si concludesse la manifestazione con il rilancio della mobilitazione per la giornata del riesame al Tribunale di Bologna che si terrà entro i primi giorni di agosto.