Anche noi marxisti-leninisti siamo per la pace, partecipiamo alle manifestazioni della pace, e siamo stati con le nostre parole d’ordine anche alla manifestazione nazionale del 5 novembre. Secondo noi occorre che il movimento per la pace si chiarisca al suo interno su quale pace cercare e con quale linea politica si deve perseguire. Soprattutto occorre che esso non finisca, in nome della pace a tutti i costi, per fare il gioco di Putin. Come sta facendo oggettivamente il trasformista liberale, ora anche “neopacifista”, Giuseppe Conte, in asse con le posizioni ambiguamente “equidistanti” del Vaticano tra Putin e Zelensky, che cavalca le istanze di pace diffuse nel Paese nel quadro della sua politica demagogica di egemonizzare la sinistra del regime capitalista neofascista approfittando della crisi del PD.
Affinché il movimento per la pace si liberi dall’influenza della propaganda putiniana deve infatti stabilire due punti fermi irrinunciabili: pretendere il ritiro delle truppe di Putin dall’Ucraina e sostenere Zelensky, perché in questo momento egli rappresenta la testa della resistenza dell’Ucraina contro l’invasore neozarista. Dopo il ritiro dei russi sarà il popolo ucraino a decidere liberamente del proprio destino e giudicare i suoi governanti, compreso Zelensky, ed eventualmente rovesciarli se andassero contro gli interessi del popolo. Ma fino ad allora occorre scegliere da che parte stare senza farsi condizionare dall’appoggio dell’imperialismo dell’Ovest alla Resistenza dell’Ucraina.
Inoltre non si può sostenere la tesi della pace qualsiasi, della pace a tutti i costi perché altrimenti Putin potrebbe usare l’arma nucleare. La pace dev’essere giusta e duratura, e perciò non può essere ottenuta sacrificando all’invasore pezzi di territorio ucraino cedendo al ricatto atomico, il che non farebbe che covare nuovi focolai di guerra sotto la cenere. Per questo occorre mantenere fermo il principio che qualsiasi soluzione di pace, riguardante il cessate il fuoco, il ritiro delle truppe russe e la sistemazione del Donbass e della Crimea debba essere decisa esclusivamente da un accordo diretto tra l’Ucraina e la Russia, in mancanza del quale la pace non durerebbe.
Il rifiuto di Zelensky di trattare con Putin è conseguente all’annessione unilaterale e illegale del Donbass e di altri territori ucraini occupati, tuttavia non esclude una trattativa e un possibile accordo con un altro presidente della Russia. In ogni caso nessuno può e deve sostituirsi al popolo ucraino nel decidere del proprio destino, e nulla può essere deciso alle sue spalle.
Per non coinvolgere l’Italia nella guerra – che si temeva precipitasse repentinamente in un conflitto interimperialista – il PMLI è stato nettamente contrario all’invio delle armi all’Ucraina, ma oggi, dopo oltre un anno di criminale aggressione imperialista di stampo hitleriano, di fronte alla macelleria crescente del nuovo zar Putin e dal momento che l’Ucraina si prepara alla controffensiva per cacciare dai territori occupati l’invasore imperialista neozarista russo, non è più possibile sostenere di non inviare le necessarie armi all’Ucraina. Nel contempo occorre però isolare la Federazione russa sul piano politico e diplomatico e ostacolare il suo sforzo bellico aggressivo con l’isolamento economico e commerciale al fine di pretendere il ritiro delle truppe di Putin dall’Ucraina.
Per quanto riguarda il nostro Paese bisogna rivendicare con forza il ritiro di tutte le missioni militari italiane all’estero e l’uscita dell’Italia dalla NATO con la conseguenziale chiusura di tutte le basi USA e NATO nel nostro Paese dal quale vanno espulsi tutti i contingenti militari USA, l’abolizione della legge che aumenta al 2% del Pil le spese militari dello Stato; i fondi pubblici recuperati vanno utilizzati per: investimenti massicci in sanità, scuola e università (pubbliche, gratuite e universali), in servizi pubblici efficienti e nelle opere di prevenzione dei disastri sismici e idrogeologici; un urgente piano di investimenti per le energie rinnovabili (per non dipendere dalle forniture di energia di altri Paesi) con centrali e impianti idroelettrici, geotermici, mareomotrici, eolici e fotovoltaici pubblici. L’Italia deve uscire anche dalla UE.
Se l’imperialismo italiano intendesse partecipare a una guerra mondiale tra le superpotenze, il nostro popolo dovrebbe insorgere per impedirglielo.