Milano, 28 gennaio 2024. La conclusione della manifestazione all’anfitero Martesana. (foto Il Bolscevico)
Milano, 28 gennaio 2024. La conclusione della manifestazione all’anfitero Martesana. (foto Il Bolscevico)

Nonostante il divieto di manifestare del governo neofascista Meloni

Il presidente dell’API: “Noi non siamo antisemiti. Siamo antisionisti e questo va detto e confermato”. Militanti e simpatizzanti del PMLI sventolano le rosse bandiere del Partiti e tengono alto il cartello di solidarietà con la lotta del popolo palestinese

In occasione del Giorno della Memoria, per sabato 27 gennaio le associazioni della comunità palestinese in Italia hanno indetto un corteo nazionale dal titolo “Fermiamo il Genocidio” da Piazzale Loreto all’Anfiteatro Martesana passando per la multietnica Via Padova. Per dimostrare la sua fedeltà all’asse Roma-Tel Aviv, e dando credito alle demenziali accuse dei sionisti nostrani di “inquietante iniziativa antisemita”, il governo neofascista Meloni, tramite il suo ministro di polizia Matteo Piantedosi, ha dato disposizione ai prefetti di vietare ogni manifestazione che attualizzi i valori del Giorno della Memoria con l’odierna shoah palestinese perpetrata dal mostro nazisionista.

A Milano l’ultima parola spettava al sindaco PD Giuseppe Sala – membro del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica Milano – che però se l’è pilatescamente cavata con un “decida il prefetto” il quale, senza alcun indugio, ha quindi imposto il divieto nonostante non vi fosse alcuna fondata giustificazione di “comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica”, così violando flagrantemente e sfacciatamente l’articolo 17 di quella vigente Costituzione sulla quale hanno formalmente giurato di esser fedeli.

Il corteo nazionale è stato quindi posticipato di un giorno e le associazioni organizzatrici e promotrici hanno comunque dato appuntamento a giornalisti e sostenitori alle ore 15 del 27 gennaio in Piazzale Loreto, angolo Via Padova, per una conferenza stampa con lo scopo di spiegare i motivi che hanno costretto “con amarezza” a rimandare il corteo. All’appuntamento si sono presentati oltre 1.200 manifestanti, tanti abbastanza per tentare di marciare in corteo nonostante l’illegittimo divieto governativo neofascista.

Al grido di “corteo” e “intifada” i manifestanti – soprattutto giovani e studenti – hanno incominciato a percorrere via Padova ma sono stati bloccati, per ordine del questore Giuseppe Petronzi, da un massiccio schieramento di poliziotti e carabinieri in tenuta antisommossa che pur di attuare il vergognoso divieto governativo non hanno esitato a manganellare chi premeva contro i loro scudi per forzare il blocco. È rievocando le manganellate fasciste a chi manifesta contro un genocidio nazistoide che il governo Meloni ha inteso “onorare” il Giorno della Memoria.

Nel pomeriggio di domenica 28 gennaio si è poi svolta la manifestazione nazionale per la quale è stato confermato il tragitto originario. Oltre 2mila manifestanti hanno partecipato al corteo aperto da due striscioni dell’Associazione dei Palestinesi in Italia (API) con scritto “Fermiamo il genocidio a Gaza, salviamo Gaza” e “Contro il regime di apartheid, libertà per il popolo palestinese”.

Presente anche un cartellone scritto a mano con una svastica e la frase “sionisti di Israele i nuovi nazisti. Meloni complice dell’imperialismo assassino”. Su un altro era scritto: “Nel Giorno della Memoria mi avete ricordato che la vita di un bambino palestinese vale quanto quella di un bambino ebreo durante l’Olocausto”. In coda è stata srotolata invece un’enorme bandiera della Palestina e uno striscione nero che chiede il “cessate il fuoco ora”.

Con pullman sono arrivati manifestanti palestinesi, di altre nazionalità arabe e italiani da Piemonte, Liguria ed Emilia-Romagna. Presenti le associazioni pro-migranti e partiti politici: PMLI, PRC, PaP e CARC.

Cori contro Benjamin Netanyahu e Joe Biden definiti “assassini”. “Ai giornalisti che scommettono sulle divisioni del fronte pro Palestina – ha detto dal palco mobile il presidente dell’API, Mohammad Hannoun, riferendosi fra chi ha scelto di rinviare la manifestazione e chi (come i Giovani Palestinesi d’Italia) ha deciso comunque di scendere in piazza il 27 – diciamo che tutte le associazioni pro Palestina sono presenti qui. Tutti questi cortei sono promossi da tutte le realtà e da tutte le associazioni palestinesi. Siamo tutti palestinesi. E noi non siamo antisemiti. Siamo anti-sionisti e questo va detto e confermato”.

Tra le tante bandiere palestinesi c’erano anche quelle dello Yemen, della Tunisia e del Sudafrica, con cartelli in solidarietà ai “120 giornalisti uccisi” durante il conflitto.

Sventolavano alte le rosse bandiere del PMLI portate da militanti e simpatizzanti della Cellula “Mao” di Milano del Partito assieme al cartello con su il manifesto, ormai celebre tra i manifestanti che non mancano di esprimere apprezzamento e fotografarlo con approvazione: “Col popolo palestinese e con chi guida la sua Resistenza. Per la liberazione della Palestina”, mentre sono andati via come il pane le centinaia di volantini (richiesti talvolta in più copie) che mostravano l’apprezzato fotomontaggio “Il nuovo Hitler Netanyhau responsabile di genocidio, deportazione di massa, attacchi terroristici in Libano e Siria” affiancato al QR code che collega al relativo articolo de “Il Bolscevico” con al disotto altri quattro QR code che portano ad approfondimenti fondamentali sulla questione palestinese.

“Una volta ci avete impedito di manifestare – ha affermato dal palco mobile Falastìn, la giovane rappresentante dell’API – una volta ve la facciamo passare, ma mai più succederà qualcosa del genere!”. Poi ha aggiunto: “Al nostro governo fa paura la parola intifada. Intifada è la rivolta del popolo, intifada siamo tutti noi”. I manifestanti hanno risposto alzando il pugno al coro “Intifada” e cantando “Bella ciao”.

“Free, free, Palestine”, “Palestina libera, Gaza, Gaza vincerà!”, “Siamo tutti palestinesi”, “Siamo tutti antisionisti”, “Bombardano le case, uccidono i bambini, Israele: Stato di assassini”, “Israele nazista, Stato terrorista” sono gli slogan più frequenti ai quali si aggiungono quelli lanciati dai marxisti-leninisti: “Netanyahu e Meloni, dei popoli assassini, siete i nuovi Hitler e Mussolini”, “Lo Stato sionista va cancellato, Palestina libera, due popoli-uno Stato!”. Si sentiva gridare anche “I palestinesi non sono terroristi ma un popolo che lotta contro i sionisti”, “I popoli in rivolta, scrivono la storia, Intifada, fino alla vittoria”, “Israele criminale, Palestina immortale”!

I manifestanti a fine corteo hanno preso posto all’anfiteatro Martesana esponendo tutti gli striscioni. È stato realizzato un flash-mob durante il quale è stato riprodotto il rumore dei bombardamenti e delle sirene antiaeree mentre attivisti con le mani macchiate di rosso sangue interpretavano le vittime del genocidio in corso (compresa una bambina con la kefiah che simboleggia la verità la cui bocca era tappata da delle mani con sopra il logo dei più famosi social-network dell’imperialismo occidentale) mentre dei fumogeni simboleggiavano gli incendi dei bombardamenti.

“La comunità ebraica non può dire di non fare una manifestazione per la Palestina, questo è sbagliato. In tutti i Paesi ci sono state manifestazioni” ha affermato durante i comizi finali Khader Tamimi, presidente della Comunità Palestinese della Lombardia “alla fine ci abbiamo guadagnato, invece di fare un giorno di manifestazioni ne abbiamo fatti due: abbiamo fatto una conferenza stampa per spiegare le nostre motivazioni. E comunque tra noi non c’è nessuno antisemita”. “La memoria serve per prevenire altri massacri e siamo stati vicino a tutti, ebrei, rom, zingari e operai italiani deportati, durante la seconda guerra mondiale. Noi siamo orgogliosi di aver aperto le nostre porte per aiutarli e dargli una mano (in Palestina, ndr). La comunità ebraica non sa o non vuole sapere quello che abbiamo fatto durante la seconda guerra mondiale. Noi non siamo razzisti e abbiamo sempre rispettato tutte le persone a prescindere da ideologie e religioni”, ha aggiunto.

“Abbiamo ottenuto il permesso per mandare una delegazione a Gaza, il prossimo febbraio, per portare aiuti alle famiglie gazawi” ha annunciato Hannoun (che è anche presidente della Associazione Benefica di solidarietà con il popolo palestinese) rilanciando la raccolta fondi per finanziare l’iniziativa umanitaria, ha poi condannato la decisione del governo Meloni di accodarsi a Usa, Canada, Australia e Germania nel sospendere i fondi all’Agenzia dell’Onu per il soccorso dei profughi palestinesi perché alcuni suoi impiegati palestinesi sostengono la Resistenza: “Siete bastardi! Sostenere la Resistenza è un diritto sacro! Tutti noi palestinesi sosteniamo la legittima Resistenza! Siamo antisionisti, contro l’occupazione sionista e per una Palestina libera!”.

A conclusione gli organizzatori hanno invitato tutti ad accendere le torce dei cellulari come delle candele mentre le casse diffondevano il canto patriottico palestinese di “Mawtinì”.