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La storia del PMLI: fedeltà ai maestri al socialismo e al proletariato e lotta contro il capitalismo

Il nostro Partito è stato fondato venti anni fa, esattamente il 9 Aprile 1977. Ma la nostra Lunga marcia politica e organizzativa comincia dieci anni prima, nel 1967, quando i primi quattro pionieri del Partito presero coscienza che in Italia mancava un autentico Partito comunista e che quindi era necessario costituirlo. Non pensavano all’inizio di essere essi i fondatori, ma le circostanze e gli avvenimenti hanno caricato sulle loro spalle questo onore e onere, che hanno condiviso con altri tredici intrepidi pionieri tuttora fedeli alla causa.

Il PMLI è l’erede dei rivoluzionari che nel 1892 tentarono per la prima volta di dare al proletariato il suo partito per abbattere il capitalismo e conquistare il socialismo, dei rivoluzionari che nel 1921 si divisero dai riformisti, di fronte al palese tradimento di Turati. Esso però non rappresenta la continuità del PSI e del PCI, entrambi controllati fin dalla nascita dalla borghesia e dai suoi agenti travestiti da comunisti.

Il PMLI è un Partito totalmente inedito e radicalmente diverso da quelli, come del resto da qualsiasi altro partito o raggruppamento politico italiano che si rifà a parole alla classe operaia e al comunismo. Il PMLI, infatti, per fondamento teorico, linea politica, struttura organizzativa, composizione di classe, stile di lavoro, dedizione alla causa del socialismo, pratica sociale, combattività e spirito di sacrificio non ha precedenti nella storia del movimento operaio italiano.

Nato nel fuoco delle Grandi Rivolte del Sessantotto e del Settantasette, in netta contrapposizione col revisionismo moderno e sotto l’influenza del pensiero di Mao e della Grande rivoluzione culturale proletaria, il PMLI è il risultato politico-organizzativo più maturo, più autentico e più avanzato dell’intera storia del proletariato italiano e dei movimenti rivoluzionari giovanili.

La fondazione del PMLI ha aperto storicamente la terza fase della storia del movimento operaio organizzato. La prima fase, che va dal 1892 al 1920, è stata dominata dalla socialdemocrazia e dal riformismo predicato dal PSI; la seconda fase, che è iniziata il 21 gennaio 1921, è stata ed è ancora dominata prima dal revisionismo predicato dal PCI e poi dal collaborazionismo borghese predicato dal PDS e dal PRC. Lo sviluppo su scala nazionale del nostro Partito consentirà che la terza fase, quella del dominio del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, si realizzi concretamente nella pratica, ponendo così fine al predominio dell’ideologia borghese, comunque camuffata, nella classe operaia e nelle masse popolari, femminili e giovanili.

…Contando sulle nostre forze, fin dal primo passo della nostra Lunga marcia abbiamo fatto degli sforzi sovrumani, riscontrando un apporto e una disponibilità senza pari da parte dei valorosissimi e generosissimi militanti di base del Partito, della prima come dell’ultima generazione, per sviluppare il PMLI in tutte le regioni e le città d’Italia. Tuttavia ancora adesso i risultati organizzativi sono inferiori rispetto agli sforzi compiuti e alle necessità della lotta di classe. Ciò è dovuto fondamentalmente a quattro ragioni, non dipendenti dalla nostra volontà: all’intossicazione parlamentarista, elettoralista, riformista e pacifista della classe operaia e delle masse, in conseguenza della predicazione di oltre cento anni da parte dei falsi comunisti; al forte indebolimento dell’attrazione del socialismo a causa dello sfascio operato dai revisionisti; alla nostra povertà di mezzi e di risorse economiche; al ferreo black out stampa che vige da sempre su di noi.

Per rimuovere questa situazione, da parte nostra possiamo solo migliorare il nostro lavoro politico e organizzativo radicandoci profondamente nei luoghi dove siamo presenti. Il resto lo faranno lo sviluppo delle contraddizioni di classe, l’esperienza pratica del proletariato e delle masse, lo smascheramento nei fatti del PDS, del PRC e delle loro coperture trotzkiste e la nascita di una nuova generazione di intellettuali del popolo che di fronte alle nefandezze e alle ingiustizie del capitalismo e dell’imperialismo sarà spinta a riconsiderare la storia del progresso umano e sociale e in questo studio inevitabilmente scoprirà la giustezza, la lungimiranza e la necessità dell’ideologia del proletariato, e quindi si schiererà dalla parte nostra e del socialismo.

Noi siamo pienamente coscienti che dobbiamo ancora fare molta strada prima di riuscire a conquistare l’egemonia della classe operaia, ma ciò non ci fa paura né ci scoraggia. Perché il PMLI ha già aperto la via e niente e nessuno potrà richiuderla. Si tratta solo di andare fino in fondo costi quello che costi a livello personale.

LA NOSTRA FEDELTÀ

Nonostante le nostre forze così limitate, la schiacciante superiorità delle forze nemiche, le avversità storiche, le persecuzioni giudiziarie e poliziesche, le provocazioni statali e dei fascisti, l’isolamento politico e sociale, noi non siamo mai venuti meno ai nostri doveri rivoluzionari e mai, nemmeno per un istante, abbiamo perso la fiducia nei maestri – Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao -, nel socialismo e nel proletariato.

Mentre tutti i partiti parlamenti, anche chi fa finta di combatterlo, abbracciano il liberalismo, noi continuiamo ad attenerci al marxismo-leninismo-pensiero di Mao. Perché solo seguendo i suoi insegnamenti il proletariato può essere ideologicamente autonomo e indipendente dalla borghesia, può combattere con successo su tutti i piani la classe dominante borghese e il suo governo, difendere i suoi interessi immediati, abbattere il capitalismo, conquistare il potere politico e realizzare il socialismo.

Non esistono valori comuni, cultura comune, interessi comuni tra il proletariato e la borghesia. Tutto ha un carattere di classe. Un pensiero, un atto, una misura, una morale, una politica, un partito, così come un’economia e uno Stato, o appartiene al proletariato o appartiene alla borghesia. Respingiamo quindi con forza i tentativi dei politicanti borghesi, con in testa D’Alema, Violante e Bassolino, tesi a ricostruire una “storia unitaria” dell’Italia, un quadro di “valori comuni” in cui si riconoscano tutti gli italiani, antifascisti e fascisti, proletari e borghesi.

Mentre i falsi comunisti, i revisionisti di ieri e di oggi e i rinnegati del comunismo hanno ammainato la bandiera del socialismo, noi continuiamo a tenerla con orgoglio ben alta. Perché senza il socialismo il proletariato non potrebbe mai avere il potere politico, estirpare la proprietà privata capitalistica, causa dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, di ogni ingiustizia sociale, territoriale e di sesso e delle guerre imperialistiche e colonialistiche, ed emancipare se stesso e tutta l’umanità. Il crollo dei paesi un tempo socialisti non rappresenta una sconfitta del socialismo, bensì il fallimento dei revisionisti che avevano restaurato in essi il capitalismo.

Mentre da parte della borghesia e dei partiti parlamentari suoi servi, incluso quello dei sedicenti rifondatori del comunismo, si tiene il proletariato in posizione subalterna, quando addirittura non si teorizza la sua scomparsa, noi continuiamo a considerare il proletariato la classe dirigente della lotta di classe, della rivoluzione socialista e dell’edificazione del socialismo.

Quantunque la classe operaia italiana sia attualmente egemonizzata, fagocitata e strumentalizzata dai rinnegati del comunismo e dai falsi comunisti, essa è pur sempre la classe antagonistica della borghesia, la classe più avanzata, l’unica classe generale non borghese, la prima e più direttamente interessata al socialismo. Per il posto che occupa nell’economia e nella produzione, essa esprime economicamente e politicamente gli interessi effettivi della maggioranza dei lavoratori ed è l’unica classe capace, anche in base alla sua forza, disciplina, determinazione e combattività, di riunire e dirigere tutte le classi e strati sociali in conflitto con la classe dominante borghese, nelle lotte quotidiane politiche ed economiche e in quelle a lungo termine. Una volta che essa incontrerà, grazie all’azione dei marxisti-leninisti, il marxismo-leninismo-pensiero di Mao certamente saprà sprigionare tutto il suo grande potenziale ideologico, politico, organizzativo e dirigente.

LA NOSTRA LOTTA

In tutti questi anni noi abbiamo tenuto costantemente nel mirino il capitalismo italiano, non dando tregua ai governi nazionali e locali che ne hanno retto le sorti nelle varie congiunture storiche, politiche ed economiche. Stando ai fatti e non facendoci abbacinare dalle formule, dagli slogan ingannevoli e dalle composizioni dei governi, per noi non ci sono mai stati in Italia governi popolari con la partecipazione del proletariato. Nemmeno dopo la liberazione fino al ’47 quando il PCI e il PSI erano al governo, nemmeno nel periodo della cosiddetta “solidarietà nazionale” dal ’76 al ’79 quando il PCI era nella maggioranza governativa, né tanto meno oggi col governo Prodi di “centro sinistra” a parole e di destra nei fatti che vede al suo interno il PDS e nella maggioranza il PRC. Il proletariato non è mai stato al potere nemmeno nelle cosiddette “Regioni rosse”. Al centro come alla periferia ha sempre governato la borghesia, con la sua ala destra o con la sua ala sinistra.

Per questo non ci siamo stancati di bombardare come potevamo a livello politico e giornalistico i governi nazionali e locali senza nulla concedere ai loro imbrogli, alle loro macchinazioni e alle loro malefatte tenendo unicamente presente gli interessi e le esigenze del proletariato e delle masse.

Ci siamo battuti e ci battiamo per lo sviluppo economico ed industriale del martoriato Mezzogiorno, per il lavoro a tutti e a salario pieno, per un trattamento sindacale e salariale senza gabbie e differenze territoriali e senza alcuna forma di flessibilità, per il diritto alla casa, per la piena parità fra i sessi sui piani economico, sociale e politico, per la difesa dei diritti degli immigrati.

Noi abbiamo difeso strenuamente le pensioni pubbliche, la sanità pubblica, la scuola e le università pubbliche, le aziende pubbliche, la scala mobile, e continueremo a batterci affinché siano restaurate.

Abbiamo puntualmente e con forza denunciato gli atti interventisti e imperialisti dei governi italiani, subendo per questo ben due processi che non hanno riscontri analoghi precedenti e subiti da altri.

Noi siamo risolutamente contro la politica imperialistica e colonialistica dell’attuale governo verso l’Albania, che ricorda sinistramente quella di Mussolini. Pertanto chiediamo con forza che la spedizione militare in Albania non abbia luogo, né oggi né mai, e che venga subito revocato il blocco navale nel canale d’Otranto, che ha causato l’affondamento di una nave albanese e l’annegamento di 89 profughi.

Noi non siamo coi fantocci dell’Italia Sali Berisha e Bashkim Fino, entrambi traditori e rinnegati del comunismo, ma col popolo, gli insorti e i profughi albanesi. Pienamente convinti che la via della salvezza dell’Albania non sta nel capitalismo da chiunque venga gestito ma solo nel socialismo, quello vero non certo nel pseudosocialismo dell’imbroglione trotzkista Enver Hoxha.

Siamo stati i primi, e per lungo tempo i soli, a denunciare il federalismo prima e il separatismo poi del mostro neofascista Bossi allevato e foraggiato dal regime capitalistico. Comunque è un fatto che attualmente siamo l’unico Partito che è contro ogni forma di federalismo e di separatismo.

Siamo stati i primi e i soli a denunciare per tempo, con chiarezza, fino in fondo e con lungimiranza il pericolo della restaurazione del fascismo in Italia, sia pure sotto nuove forme e nuovi vessilli. Fin dalle bombe di Piazza Fontana e successivamente con la denuncia della “grande riforma” lanciata nel ’79 da Craxi e del sedicente “piano di rinascita democratica” della P2, Gelli, Craxi e Berlusconi fino alla denuncia del golpe istituzionale costituito dal varo della commissione bicamerale, votata anche dal PRC, che, cambiando forma allo Stato e al governo, realizzerà completamente il suddetto piano piduista.

In base alle nostre forze e alle nostre possibilità, fin qui ci sembra di aver fatto tutto quello che era nostro dovere fare in difesa del proletariato e delle sue conquiste politiche, economiche e sociali, e contro la dittatura della borghesia e del regime neofascista. Il che però non ci sottrae da eventuali critiche per cose non fatte e fatte male. Siamo qui pronti a riconoscere i nostri possibili sbagli e correggerci. Non siamo infallibili e non si finisce mai di imparare e migliorarci.

Una cosa comunque ormai appare assodata e inconfutabile. Per come si è mosso e per come si muove, per quello che ha fatto e fa nella pratica, oltreché per quello che c’è scritto nei suoi Statuto, Programma e documenti, il PMLI costituisce l’unica e vera sinistra esistente in Italia. Altri si possono definire di sinistra ma di una sinistra non proletaria, bensì borghese. Non bisogna infatti confondere la sinistra borghese, come quella che attualmente governa l’Italia, inclusa la sua copertura rappresentata dal PRC, con la sinistra proletaria. Per di più questa sinistra borghese, dal momento che addirittura, attraverso la presidenza e la maggioranza della bicamerale, gestisce il passaggio formale e ufficiale dalla prima Repubblica democratica borghese alla seconda repubblica neofascista, ha perso ogni carattere democratico borghese e ha assunto la veste propria della sinistra del regime neofascista, presidenzialista e federalista.

Data questa situazione, per essere di sinistra non basta essere antifascisti, antipolo, antiliberisti, anticolonialisti, antirazzisti e battersi per la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Bisogna essere al contempo anticapitalisti, antimperialisti, anti Nato, anti Unione europea, anti Maastricht, anti Ulivo, antigovernativi, antibicamerale e schierarsi all’opposizione e battersi per l’Italia unita, rossa e socialista.

Il XX secolo che sta per chiudersi è stato segnato profondamente dalle vittorie della Rivoluzione d’Ottobre guidata da Lenin e Stalin, della Rivoluzione cinese guidata da Mao, delle guerre di liberazione nazionale contro l’imperialismo e il colonialismo, dalla sconfitta del nazismo e del fascismo, dal fallimento degli Stati e dei partiti revisionisti.

Questi avvenimenti hanno dimostrato che è possibile abbattere il capitalismo e passare dal capitalismo al socialismo, che i popoli non sopportano a lungo né la dominazione imperialista straniera né la forma fascista del dominio interno della borghesia, che gli Stati revisionisti che cercano di conciliare il capitalismo col socialismo non hanno una base economica e sociale su cui possano reggersi e quindi sono destinati a crollare.

Tutte queste esperienze non potranno un giorno non passare sotto il vaglio critico e autocritico del proletariato italiano e internazionale e illuminare il suo cammino nel XXI secolo. Attualmente è l’imperialismo che canta vittoria, ma presto il canto gli si strozzerà in gola. Vi sono già dei segnali di risveglio dei popoli, anche in Europa. Saranno sempre possibili grandi imprese simili a quella dell’Ottobre russo.

Noi continueremo a lavorare sodo, come per il passato, col passo della Lunga marcia, con serenità e fiducia verso l’avvenire, avendo una estrema fiducia nel marxismo-leninismo-pensiero di Mao, nel socialismo, nel Partito, nelle masse e in noi stessi affinché la classe operaia italiana si risvegli, si scrolli di dosso il revisionismo, il neorevisionismo, il riformismo, il parlamentarismo e assuma risolutamente e fino in fondo il ruolo di direzione che le compete nella lotta di classe e nella costruzione e nello sviluppo del PMLI.

In ciò contiamo sull’impegno, sull’esempio e sull’esperienza dei Fondatori del Partito e dei militanti più anziani e sull’ardore, l’entusiasmo e la spinta dei giovani militanti. Ce la metteremo tutta per concludere il primo Grande balzo organizzativo e del proselitismo e così poter celebrare il 4¦ Congresso nazionale del PMLI.

Siamo certi che quando la classe operaia italiana, e i giovani di ambo i sessi – operai, lavoratori, disoccupati e studenti – si sveglieranno, acquisteranno una coscienza rivoluzionaria marxista-leninista e riconosceranno nel PMLI il loro Partito, nulla potrà la classe dominante borghese contro di essi. Le tenebre si squarceranno e all’orizzonte comincerà a rispuntare il sole rosso del socialismo.

Dal discorso di Giovanni Scuderi al ricevimento per il XX Anniversario della fondazione del PMLI, pronunciato il 9 Aprile 1997