Ribellatevi agli editori e ai direttori che vi impongono di ignorare l’unico partito italiano che lotta contro il capitalismo, per il socialismo e il potere politico del proletariato

L’ascesa di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi è stata salutata e osannata da quasi tutti i media del regime capitalista neofascista come un fatto storico, come se la sua fosse una vittoria ottenuta a nome di tutte le donne, e quindi di per sé un fattore di progresso democratico per l’Italia. Pochissime voci si sono levate per contrastare questa narrazione, mettendo in rilievo che per la sua formazione culturale neofascista e maschilista e per il suo dichiarato programma politico reazionario non solo non può rappresentare gli interessi e le aspirazioni delle masse femminili, ma al contrario rappresenta una concreta minaccia alle loro conquiste, a cominciare dal diritto all’aborto. Nessuno invece, come hanno fatto il PMLI e “Il Bolscevico”, ha compreso e lanciato un allarme sul fatto che il governo neofascista Meloni è il frutto avvelenato di una seconda marcia su Roma: quella elettorale iniziata nel 1946 dal MSI del fucilatore di partigiani Almirante, erede del Partito nazionale fascista di Mussolini, oggi di nuovo al potere nei panni di Giorgia Meloni e del suo partito, Fratelli d’Italia, che non a caso conserva ancora la fiamma tricolore nel suo simbolo.

Come cento anni fa quasi tutti i giornalisti liberali del vecchio regime borghese in disfacimento assistettero rassegnati o indifferenti alla prima marcia su Roma e all’ascesa al potere di Mussolini, mentre i loro direttori ed editori la salutavano entusiasticamente, così oggi c’è di nuovo il pericolo che le giornaliste e i giornalisti democratici rinuncino a dare battaglia al governo neofascista Meloni, la cui marcia su Roma elettorale è stata favorita da Mattarella e Draghi, e che è sostenuto da tutta la borghesia capitalista; e di conseguenza anche dai loro direttori ed editori, che da essa sono foraggiati e ne rappresentano gli interessi.

I connotati neofascisti del governo Meloni

Eppure non mancano certo i segnali minacciosi provenienti dalla Meloni e dai suoi gerarchi che dovrebbero spingere le giornaliste e i giornalisti democratici a abbandonare ogni reticenza e a suonare l’allarme antifascista: come l’elezione, ancor prima della formazione del governo, del fascista doc La Russa e del sanfedista Fontana rispettivamente alla seconda e terza carica della Repubblica; come il discorso programmatico di Meloni in parlamento, con cui ha presentato la sua linea nazionalista, sovranista, europeista, atlantista, meritocratica e filopadronale, fondata sulla triade mussoliniana “Dio, patria, famiglia”, e annunciato che farà con le buone o le cattive quella repubblica presidenziale che era nei piani del MSI e della P2; e come i primissimi atti del suo governo, con l’aggressione poliziesca agli studenti della Sapienza, che avevano osato protestare contro un convegno fascista, con la ripresa della politica xenofoba e razzista del successore di Salvini al Viminale contro i migranti e le navi di soccorso delle ong, e con il suo decreto “anti rave party”, ma diretto in realtà a vietare e perseguire a discrezione tutti i raduni, le manifestazioni, le assemblee, le occupazioni, i picchetti di lavoratori con più di 50 partecipanti.

La stessa Meloni, in sprezzo alle critiche e alle proteste, ha rivendicato questo provvedimento palesemente antidemocratico e liberticida dichiarando di esserne “fiera”, in quanto con esso vuol dimostrare agli italiani che l’hanno votata che da oggi “le regole si rispettano”: gli stessi italiani a cui ha promesso, all’insegna del motto “non disturbare chi vuole fare”, l’allargamento della flat tax, l’aumento del tetto all’uso del contante e un altro condono per premiare chi, come gli evasori e i no vax, le regole non le ha rispettate e continua a non rispettarle. Per i lavoratori, gli studenti, le donne, i migranti, gli emarginati sociali e tutti gli sfruttati e gli oppressi che oseranno invece rivendicare i loro diritti, a cominciare dal diritto di sciopero e di manifestazione, questo provvedimento fascista è un sinistro avvertimento della politica di “ordine”, repressiva e poliziesca che li aspetta. E i passi successivi potrebbero essere la sottomissione della magistratura al potere esecutivo e il bavaglio alle libertà di opinione, espressione e stampa, come successe cento anni fa con Mussolini.

L’unica posizione coerentemente antimperialista

Invitiamo perciò le giornaliste e i giornalisti democratici a valutare attentamente la posizione del PMLI sul governo Meloni e a rilanciarla nei loro interventi, perché è l’unica che non sottovaluta la sua pericolosità e smaschera coerentemente e fino in fondo la sua natura, composizione e scopo neofascisti. Così come li invitiamo a valutare e rilanciare la posizione del PMLI sull’antimperialismo e la Resistenza ucraina contro l’invasore russo, temi su cui la stampa e i media del regime capitalista neofascista non sembrano contemplare altre alternative che non siano lo schierarsi apertamente e acriticamente con l’imperialismo dell’Ovest (USA, NATO e UE), oppure, in maniera più obliqua e surrettizia, con l’imperialismo dell’Est (il socialimperialismo cinese e la Russia).

Esempi di questa seconda alternativa, meno dominante dell’altra ma non meno agguerrita, si trovano negli stessi partiti che sostengono il governo Meloni, come la Lega e Forza Italia, e tra le organizzazioni e i partiti rossobruni filoputiniani e filosocialimperialisti, che non a caso, come il falso comunista e imbroglione Marco Rizzo, sono ospiti fissi delle reti di Berlusconi, amico fedele del nuovo zar Putin. La stessa Meloni, per quanto adesso ostenti un atlantismo e un europeismo di ferro, fino a non tanto tempo fa in nome del sovranismo non nascondeva simpatie putiniane, ed è sempre stretta alleata del fascista ungherese Orban, contrario alle sanzioni alla Russia.

Il PMLI è invece coerentemente dalla parte della Resistenza ucraina e contro gli imperialismi dell’Ovest e dell’Est, che si stanno preparando alle spalle dei popoli a scontrarsi militarmente per il dominio del mondo. Siamo per l’uscita dell’Italia dalla NATO e contro l’invio delle armi all’Ucraina, per non coinvolgere l’Italia in guerra con la Russia, ma mettiamo in guardia i sinceri pacifisti e antimperialisti dal cadere nel gioco dei finti pacifisti filoputiniani, che strumentalizzano la loro volontà di pace per sostenere una pace ingiusta alle condizioni poste dal nuovo zar. L’Ucraina dev’essere libera, indipendente, sovrana e integrale, e ogni eventuale trattativa per una soluzione di pace con l’aggressore russo deve rispettare la volontà del governo e del popolo dell’Ucraina, senza interferenze esterne.

Giornaliste e giornalisti democratici e fronte unito

Antifascismo e antimperialismo, coraggiosi e coerenti, sono i due temi che contraddistinguono la posizione del PMLI da tutte le altre forze politiche, e ci appelliamo alle giornaliste e ai giornalisti democratici affinché la rilancino ribellandosi ai loro direttori ed editori che continuano a calare un ferreo blackout mediatico sul PMLI, l’unico partito italiano che lotta contro il capitalismo, per il socialismo e il potere politico del proletariato.

Come ha dichiarato il Segretario generale del PMLI compagno Giovanni Scuderi, subito dopo il giuramento del governo Meloni, il nostro Partito farà un’opposizione di classe anticapitalista e antifascista per i diritti sociali, civili, di genere, e degli immigrati; per la giustizia sociale e climatica, per il socialismo e il potere politico del proletariato. In questo quadro, come indica il Documento del Comitato centrale del PMLI del 25 ottobre dal titolo “Uniamoci contro il governo neofascista Meloni, per il socialismo e il potere politico del proletariato”, occorre creare “un fronte unito più ampio possibile composto dalle forze anticapitaliste, a cominciare da quelle con la bandiera rossa, dalle forze riformiste e dai partiti parlamentari di opposizione. Senza settarismi, pregiudizi ed esclusioni. Deve contare solo l’opposizione a questo governo”.

Le giornaliste e i giornalisti democratici hanno un grande e importante ruolo da giocare in questo vasto e indispensabile fronte unito di lotta contro il governo Meloni. Perciò abbiano coraggio e facciano conoscere la nostra posizione antifascista sul governo Meloni, per non ripetere gli errori del 1922 e per aprire gli occhi alle masse sulla sua natura neofascista, antioperaia e antipopolare e combatterlo con la lotta di classe, nelle fabbriche, nelle scuole e nelle piazze. E facciano conoscere anche la nostra posizione sulla guerra in Ucraina, per orientare correttamente i sinceri pacifisti contro tutti gli imperialismi, incluso quello italiano, e a fianco della Resistenza ucraina.

Poi, una volta abbattuto il governo neofascista Meloni, ciascuno andrà per la propria strada. Il PMLI continuerà a lottare per il socialismo e il potere politico del proletariato.